Alcuni passaggi nelle lettere di mio nonno dimostrano che i soldati tenevano molto a partecipare alla messa, quando questa era possibile. Secondo me ciò era dovuto a due ragioni: lo stato di estremo pericolo incrementava il senso di religiosità di ciascuno di essi e, forse, la messa costituiva anche un rituale che aveva immancabilmente un po' il "sapore" di casa. Vi propongo due brani relativi al 1917.
Nel primo si nota la determinazione a non rinunciare alla messa neppure in caso di pioggia. Il secondo racconta un episodio con una vena anche divertente (mio nonno lo definisce "comico avvenimento", sebbene noi forse non lo chiameremmo così se ne fossimo stati protagonisti ! ) : infatti gli austriaci li scoprono e li mettono sotto tiro, mentre gli italiani inizialmente provano ad ignorarli ("si fece i forti"), e poi, visto che il tiro diventa più preciso, si danno precipitosamente tutti alla fuga, sacerdote incluso, il quale però si attarda un attimo "non volendo abbandonare cosa sacra".
- Brano da una lettera del 3 Aprile 1917 :
“Oggi abbiamo avuto la Messa al campo; è cattivo tempo, piove a dirotto, ciò non per tanto abbiamo improvvisato un capannone con dei covertoni da Batteria e, lì sotto, l’altare con delle casse dei proiettili.”
- Senza data in quanto annotato successivamente ad un evento del 1917:
"Si celebrava la S. Messa quando un aeroplano nemico aiutato dal bel tempo ci scovrì, essendo egli esploratore, segnalò alle batterie, le quali aprirono il fuoco contro noi lì aggruppati per la preghiera; si fece i forti fino a che, quasi bersagliando i [… illegibile ...] ci impose la fuga, per non far morte da vile, anche il cappellano fuggì e non volendo lasciare cosa sacra portò via tutto con ‘na bracciata.”