4/11, se non erro era questo il giorno in cui, quando ero bambino, si poteva visitare la caserma. Ricordo vagamente, del giorno prima, l’attesa di vedere i carri armati. Ricordo meglio la delusione che mi coglieva di fronte a brutte automobili senza finestrini, dotate di un banale tubo metallico (solo i cingoli attiravano un po’ la mia curiosità).
La data del 4/11 ha nomi che non mi entusiasmano: giorno delle forze armate, giorno della vittoria; ancor meno il vederla collegata a discorsi nazionalisti o sovranisti. Oggi 4/11/2018 è il centenario di questa ricorrenza, vorrei proporre il punto di vista di chi la grande guerra l'ha trascorsa tutta al fronte. Nell'epistolario di mio nonno Leonardo, l’enfasi sul concetto di “vittoria”, marcata prima della guerra, tende a essere sempre meno convinta durante il conflitto, fino ad essere sostituita da righe come “tu solo prega che presto voglia aver termine questa carneficina” oppure “non ci resta che sperare alla fine della guerra”.
Per mio nonno Leonardo, che la guerra la fece, il 4/11 è, semplicemente, assolutamente, la fine della guerra.
nella foto, che ho scattato nel 2010 durante un viaggio nei luoghi in cui mio nonno combatté, un cimitero di guerra in Vallarsa che accoglie caduti italiani ed austriaci.