Correggetemi se sbaglio, ma a me pare che un po' tutti i commenti sulla scuola che leggo in questo periodo siano accomunati da due considerazioni.
La prima, la didattica a distanza non va bene; sul perché non vada bene poi le analisi si diversificano, ma la bocciatura dello strumento digitale mi sembra unanime, con l'eccezione dei soli "tech-savvy teachers".
La seconda, come ritornare alla didattica precedentemente in essere.
Sulla prima. Didattica a distanza non è sinonimo di didattica digitale. Ci può essere buona e cattiva didattica sia quando impiega strumenti digitali, sia se li evita. La distanza invece deriva da un'esigenza contingente, e le tante critiche se non sono associate a proposte/idee alternative non mi sembrano utili.
Sulla seconda. La situazione precedente al covid non credo sia qualcosa da salvare a tutti i costi e da ripristinare tal quale. Almeno non penso che ciò sia auspicabile.
Volete davvero mantenere una scuola dove si continua a riprodurre uno stantio rituale? Dove non si può cambiare nulla? Dove forse qualche insegnante si sente gratificato dal parlare da una cattedra, ma lo studente non acquisisce competenze? E dove la sua motivazione deve derivare ancora da una promozione in alternativa a una paventata bocciatura, sebbene sia sotto gli occhi di tutti che ormai non si boccia quasi più nessuno?
Perché non cogliere allora l'occasione per cambiare? Per avere una scuola che innanzitutto faccia comprendere allo studente i vantaggi che otterrà dal suo impegno. Che poi, piuttosto che brandire un voto numerico come minaccia sempre meno credibile, certifichi competenze raggiunte e segnali nel curriculum le carenze nelle conoscenze, indicando percorsi di recupero.
Che, infine, impieghi tecnologie digitali (però le impieghi al servizio della cultura e non per assecondare le complicazioni burocratiche) e le impieghi pure estensivamente perché, piaccia o no, è quello il mondo in cui vivranno i ragazzi.