Mi sono frequentemente espresso contro il sistema di valutazione basato sul voto. Mi sono spinto a scrivere che i voti (non la valutazione) io proprio li abolirei.
Ma fintanto che i voti esistono, vanno applicati con serietà e professionalità. Altrimenti avremo ingannato i nostri studenti due volte: la prima perché buona parte di loro a scuola non apprende molto. E la seconda perché, diplomandoli pure con voti eccessivamente alti, si illuderanno di possedere già ottime conoscenze e competenze. Insomma li avremo privati persino della fondamentale conoscenza socratica del "so di non sapere".
Creano danni sia i voti eccessivamente bassi, sia quelli molto alti ma immeritati. Gli uni danneggiano l'autostima e distruggono il piacere della conoscenza, gli altri inducono i giovani a ritenere efficaci i percorsi basati sull'assenza di sacrificio e sul minimo sforzo e mortificano il vero merito laddove realmente esiste.
Relativamente alla polemica divampata in questi giorni sui voti alla maturità, non nutro alcuna simpatia per chi è soltanto alla ricerca di argomenti utili ad alimentare la solita sterile, divisiva, insopportabile contrapposizione nord-sud. Eppure penso che ove vi sia un'eccessiva differenza nei dati statistici sui voti finali a vantaggio degli studenti, che la si riscontri in determinate scuole oppure in interi territori o anche su singoli docenti, vi sia un errore del quale prendere atto.