Sto cambiando opinione sul termine "generazione digitale". Resta vero che utilizzano i dispositivi e le applicazioni senza neppure chiedersi come essi siano fatti, che eccellono soprattutto nell'uso veloce e meccanico e sono spesso privi di una reale competenza di tipo informatico.
Però in alcuni casi mi stupiscono; e se poi li confronto con la mia generazione …
In questo anno di didattica quasi esclusivamente digitale ho spinto sempre più sulle attività cloud, in particolare sulla piattaforma in uso nella mia scuola (G Suite ora denominata Google Workspace). In questi giorni ho proposto nelle prime un'attività che è stata molto gradita dagli alunni. Sono ragazzi provenienti dalla scuola media, molti di loro non hanno mai realmente usato un Word Processor e stanno iniziando solo ora, dopo che nella prima parte dell'anno ci siamo occupati di altri argomenti. Sono invece abituati a usare PowerPoint, che sembra molto gettonato alle scuole medie, e all'inizio tendono a volerlo usare per qualsiasi cosa, addirittura per una lettera o una relazione! Anche su questo scavalcare le fasi penso andrebbe fatta una riflessione. Partire da app grafiche o didattiche senza le basi, introduce una distorsione; e le basi, per un documento elettronico, sono le proprietà dei caratteri e dei paragrafi.
Ritornando all'attività proposta, ho messo in condivisione con la classe un singolo documento Google vuoto e ho chiesto loro di realizzare, senza il mio aiuto diretto e restando io invece disponibile solo a rispondere alle loro domande, un elaborato parecchio strutturato. Contiene una tabella con sette colonne e una riga per ogni alunno. Le colonne richiedono informazioni come nome della località, attrazione principale, tradizioni … ed infine, nell'ultima, il nome e cognome dell'alunno che ha compilato la riga. Hanno poi inserito dei capitoli che contengono le immagini delle attrazioni segnalate e associato dei link nelle voci corrispondenti della tabella. Anche cliccando sul loro nome nell'ultima colonna, un link li rimanda a un paragrafo dove hanno scritto del testo personale, avendoli lasciati liberi nella scelta del contenuto.
Hanno così imparato in un paio d'ore, pur essendo ai primi approcci all'editing digitale, a creare tabelle orientando opportunamente il foglio, aggiungere adeguate formattazioni per le celle, inserire immagini nel testo, gestire il paragrafo, usare gli stili e i link ipertestuali. Visto poi che il documento può essere scaricato in PDF o in HTML, il risultato è ancora più gratificante, al punto che qualcuno mi ha chiesto già come realizzare un sito web !
Come dicevo hanno gradito. Scrivere un proprio documento è un'attività che può essere noiosa, e anche quando si assegnavano lavori per gruppi la metodologia, in presenza, non era questa, ma generalmente basata sulle applicazioni desktop. Vedere invece una pagina che si anima, con tanti cursori colorati con i nomi dei loro compagni di classe, restituisce il senso del team e appaga in parte il bisogno di socialità, che è così acuto in questo periodo.
Ma quello che mi ha più di tutto colpito è il fatto che si sono subito 'autoregolati' nello scrivere tutti insieme senza creare pasticci. Raramente li ho sentiti dialogare in audio, per esempio avvisando il compagno che per errore aveva il cursore in un punto errato del documento. Molti di loro tendono a mettersi 'in sicurezza' aggiungendo degli spazi inutili per distanziarsi da chi sta editando sopra di loro. Spazi che rimuovono appena possibile. Insomma lavorano in modo fluido e questo nonostante utilizzino i device più diversi, pc, cellulari e tablet, Android e IOS.
Può sembrare banale, ma tutto ciò non è scontato. Con gli adulti infatti mi capita spesso di notare che utilizzano le piattaforme collaborative solo per la condivisione, mentre la scrittura collaborativa, che sarà sempre più una chiave per l'efficienza, tende a non attecchire.