"Ormai c'è più gente che scrive, che gente che legge": è spesso citato come paradosso, eppure sta diventando una affermazione sempre più vera.
Non ne condivido però la doppia connotazione negativa; se è certamente un male che si legga poco, la crescente attitudine a scrivere, secondo me, è un bene. E' un bene innanzitutto per chi scrive; ho scoperto che scrivere mi aiuta a pensare meglio, ad uscire dai pensieri ordinari, quasi sempre passivi, indotti e cercarne di nuovi e più autentici.
Scrivere ci rende migliori; in questo senso l'effetto è il medesimo della lettura, ma con un vantaggio: quando si legge, i pensieri di altri stimolano in noi dei nuovi modi di pensare, quando si scrive i pensieri in evoluzione sono soltanto i nostri. La possibilità di pubblicare, offerta oggi dagli editori in self-publishing (io ho scelto youcanprint), amplifica gli effetti benefici di questa pratica, perchè la semplce evenienza potenziale di essere letti da altri ci fa investire più energie nello scrivere.
Certo è importante non cedere ad uno spirito velleitario e non illudersi; pensare di diventare affermati scrittori per questa via sarebbe un'ingenuità imperdonabile. Però le gratificazioni arrivano lo stesso. Del mio primo libro, oltre alle copie che io ho acquistato per farne dono agli amici, ne è stato venduto un numero di copie molto limitato.
Ma ho scoperto che regalare un proprio libro ad un amico è un vero piacere. E pure pensare che diverse persone che non conosco lo abbiano acquistato e letto è una soddisfazione, che non immaginavo potesse essere così grande.
Perciò ho deciso di iniziare a tirare fuori dal cassetto e risistemare cose che avevo già scritto e affidarle alle stampe. Tra qualche giorno uscirà un mio nuovo, piccolo, lavoro.
In fondo pubblicare non mi costa quasi niente e il piacere che ne deriva è grande.