Non è informatica, sarebbe banale che io ne scrivessi un articolo. Non è la matematica e nemmeno le altre discipline scientifiche. Intendiamoci, sono tutte cose importantissime, ma io non le vedo al primo posto.
Oggi è la giornata internazionale per la protezione dei dati. Credo che ognuno di noi dovrebbe fare almeno queste semplici riflessioni: sto usando password forti e uniche per ogni account? ho attivato la verifica in due passaggi almeno per gli account importanti? il mio sistema operativo è costantemente aggiornato? conto fino a 10 prima di cliccare sui link delle email e dei messaggi? La protezione dei dati non è solo una questione personale, ma anche una responsabilità che abbiamo per creare un mondo più sicuro per tutti.
Un rapido post per segnalarvi una soluzione che ho provato a casa, con risultati molto positivi. Ho un vecchio modello di Raspberry (un micro-pc) che non usavo più (l'avevo preso anni fa per dei corsi di robotica), vi ho installato l'ultima versione della specifica distribuzione Linux ed il software open-source gratuito Pi-hole.
Ho smesso di seguire la vicenda del data breach Lazio perché le informazioni mi sembrano contraddittorie. Nella reazione a un episodio del genere dovrebbe sempre essere inclusa un'informativa tecnica ufficiale, chiara e trasparente sulla quale ragionare, che ancora non vedo.
Perciò è inutile commentare. Piuttosto ognuno di noi dovrebbe porre l'attenzione in casa propria e iniziare a chiedersi quanto sono sicuri i computer e gli account che gestisce. Manca a tutti i livelli la consapevolezza della gravità della questione.
Che fare.
Quello fisso in casa era l'unico telefono privato del quale gli adolescenti della mia generazione potevano disporre, ma non era molto amato, era complicato poterlo usare con un po’ di privacy.
Per fortuna c'era la cabina telefonica. Il piacere della telefonata (per conversare, non quella per brevi comunicazioni) iniziava proprio dalla scelta della cabina. Ognuno aveva le sue preferite, non si usava necessariamente quella più vicina. Ad esempio il luogo non doveva essere affollato e rumoroso, ma tranquillo e, d’estate, non troppo soleggiato, insomma confortevole.
A volte trovavi il telefono fuori servizio, ma non era questa la cosa peggiore. L’inconveniente che mi faceva arrabbiare era quando, magari all’inizio della telefonata, ti giravi e vedevi un tizio in attesa; che poi appena si accorgeva che tu lo avevi notato, guardava l'orologio accentuando il movimento del braccio.
E si continua a cercare nelle vecchie cose. Questo funziona ancora!
Anni 90' Non è proprio un navigatore, piuttosto un localizzatore GPS. È contemporaneamente uno dei miei acquisti più inutili e più utili. Più inutili perché non l'ho mai usato per nulla di pratico, solo una volta per misurare la velocità di un piccolo motoscafo che avevo all'epoca. Non sono tipo da escursione e anche con la barchetta che dicevo, bazzicavo solo gli immediati dintorni di Salerno. In auto poco utile, dava la direzione in linea d'aria e quindi non era il caso .... Ma è anche stato un acquisto utile, per le emozioni che provo ogni volta che ho una tecnologia assolutamente nuova tra le mani.
per geek ... continuando a rovistare in garage ... queste RAM sono davvero di un'altra era ...
Continuando a mettere in ordine le vecchie cose ... dello stesso periodo, o forse precedente, questo Pocket PC, insieme al modulo telefonico che trasformava il palmare in un (pesante) precursore dello smartphone. Continuo disperatamente a cercare gli alimentatori per provare a riaccenderli dopo tanto tempo ...
Aggiornamento: trovato l'alimentatore, il connettore non entrava era forse deformato, provo a forzare, il pocket PC schizza fuori dalla jacket e … rotto. Mi divertirò a (cercare di) ripararlo quando avrò tempo
Appena ritrovato, è proprio vecchio ... quando lo usavo avevo i capelli neri ߤ㬦amp;nbsp; ...
La lettura degli ultimi dati DESI ci racconta che l'Italia è in Europa al 25° posto su 28 per digitalizzazione dell'economia e, soprattutto, all'ultimo posto in assoluto per competenze digitali. Come formatore sulle tecnologie digitali, la cosa non può lasciarmi indifferente.
Diversi commentatori scrivono che occorre destinare più risorse alla formazione delle competenze digitali.
Eppure a me non pare che negli ultimi anni queste siano state scarse. Ad esempio, nella scuola, il PNSD (Piano nazionale scuola digitale) è stato davvero prodigo su questo aspetto e gli interventi PON anche.
Sono convinto invece che i risultati siano scarsi per cause diverse, legate anche alle modalità di svolgimento dei corsi.
È annoverata tra quei pionieri dell'informatica che, operando nel solco aperto da Turing e da Von Neumann, hanno realizzato i primi elaboratori digitali programmabili. Tra l'altro Grace Hopper ha ideato il primo compilatore e progettato il celebre linguaggio COBOL. È nota anche per aver introdotto il termine bug, oggi di uso universale per indicare un errore nei programmi.
In questo video presento ai miei studenti e a chiunque sia interessato una caratteristica rilevante dei fogli elettronici, la possibilità di usare riferimenti di riga e colonna assoluti in luogo dei consueti riferimenti relativi.
Buona visione !
Il video che ho pubblicato ieri è un po' diverso dagli altri che ho fatto.
Spero possa essere utile non solo ai miei alunni, ma anche a qualche amico che ogni tanto litiga con il pc ߘবt;/p>
Nel video analizzo quattro errori che sovente vedo commettere da alunni e non.
Sul caso delle intercettazioni in internet dei giorni scorsi, a me pare che di un aspetto non si sia parlato. Ho letto infatti di commenti sulle indagini, sul sistema che era stato attivato, ecc. Ma il fatto che personaggi che svolgono funzioni apicali siano state vittima di un attacco con malware dotato di una tecnologia di tipo tutto sommato ordinario e che addirittura (sempre se non ho capito male) si siano ”infettati” aprendo banalmente un allegato email di tipo eseguibile, a me sembra un punto non trascurabile e anche un po’ preoccupante.
Osservo la mia vecchia stampante sfornare operosamente un foglio dopo l'altro. La uso da ben 12 anni !
Qualche anno fa si era fermata all'improvviso e, mentre tutti i suoi led mi facevano l'occhiolino, mi informava che avevo raggiunto il limite massimo di utilizzo: doveva necessariamente andare in manutenzione !
Un modo gentile per dire: buttami e compratene una nuova. Trovai in rete l'utility di sblocco e la riattivai senza alcun service. Del resto avevo pure sempre ignorato i messaggi con i quali, inorridita, mi consigliava di non usare quelle cartucce di inchiostro che costano un decimo delle originali: l'avrei danneggiata, mi diceva implorante, ma in fondo minacciosa.
Perciò queste stampe ancor oggi perfette mi stupiscono. O forse no.
In questo post promettevo di raccontare in che modo ci esercitavamo nella programmazione, ai miei tempi, all’università. Eccomi qui. Il linguaggio era il glorioso Fortran, l’elaboratore uno Sperry Univac 1100. Che peraltro noi studenti non avevamo mai realmente visto.
Nel centro di calcolo, al margine della rumorosa area di libero accesso, vi era una porta off-limits. Accanto alla porta, nel muro, una piccola apertura fungeva da sportello, unico canale di comunicazione, quasi uno stargate, verso un interno proibito, una dimensione superiore, nel quale misteriosi individui in camice bianco sembravano muoversi quasi danzando nell’aria. O almeno questa era l’immagine che io percepivo.
“Non firmate mai nulla senza aver prima letto” diceva il mio maestro delle elementari. Nutrivo per lui grande stima e per questo ho indelebilmente memorizzato tutto ciò che egli abbia ripetuto più di una sola volta. Così credevo che la mia insofferenza per le firme inconsapevoli fosse una delle mie piccole, peculiari manie e invece l’ho trovata esplicitamente elencata tra i punti apprezzati nella bella recensione di “Io docente alieno”, pubblicata su questo blog pochi giorni fa.
Oggi però, se fosse ancora in vita, andrei a chiedere lumi al mio vecchio maestro. Ai suoi tempi, nel più complicato dei casi, si firmava in calce a poche pagine dattiloscritte.
Esattamente due anni fa ho scritto su questo blog un articolo in occasione dei sessanta anni dalla tragica morte di Alan Turing, avvenuta il 7 Giugno del 1954. Questo gigante della logica matematica è forse oggi più conosciuto, grazie anche a libri e film, per il suo ruolo nella crittografia militare durante la seconda guerra mondiale.